Painting my painting Press

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"Painting my painting" (a BlackBerry Painting)


Press
Annalisa Rosso per : Corriere Della Sera

Immaginate di essere in posa per un ritratto. Le mani dell’artista si muovo eleganti e sicure in un gesto che pare immutato da secoli, ma che agita il pennello nel vuoto. Il suo sguardo è fisso sullo schermo di uno smartphone, puntato insistentemente su di voi, a registrare ogni minimo sospiro. Che sta succedendo? Miltos Manetas vi sta facendo uno dei suoi Blackberry Painting: dipinti realizzati con una tecnica da lui messa a punto. Da sempre interessato alla connessione che esiste tra il mondo dell’arte e le nuove tecnologie, ha spinto la sua sperimentazione oltre una nuova frontiera. Per scoprire che il nostro sguardo sulla realtà, fin dai tempi dei Fratelli Lumière, è mediato da uno schermo. Che è divento parte integrante del nostro corpo, inevitabilmente.

“Non ha niente a che vedere con il passatismo né con l’idea di avere inventato qualche cosa di nuovo: la tecnica che utilizzo per i miei Blackberry Paintings avrebbe potuto essere utilizzata già da molto tempo. Si tratta piuttosto di un utilizzo integrato di se stessi e di un computer. Lo smartphone è estensione del mio braccio, è parte di me. È come se filmassi con la mia stessa mano”, ci spiega Miltos Manetas. Che prosegue raccontandoci la genesi di questo suo nuovo metodo: “un paio d’anni fa sono precipitato sul Monte Conero, vicino ad Ancona, e mi sono salvato per miracolo. Una caduta rovinosa che mi ha costretto a lungo in ospedale, a Loreto. Una volta uscito, sono tornato sul posto dell’incidente e ho affittato una casa per un mese. Mi sono fatto portare colori e pennelli ma non riuscivo a lavorare. Finché un giorno ho cominciato a dipingere direttamente sul paesaggio, sulla natura, muovendo le mani nell’aria. L’incidente aveva cambiato la mia visione di essere umano contemporaneo, interrompendo la fiducia nel processo di scannerizzazione digitale della realtà. Ho rielaborato questo fattore al punto da inglobarlo nel mio fisico, nelle mie stesse mani”.



Valentina Tanni per Artribune

La pittura immaginata. Miltos Manetas porta i suoi “Blackberry Paintings” a Roma, nella suggestiva cornice di Santo Spirito in Sassia. E il pubblico diventa protagonista

L’atmosfera era di magia e sospensione, la sera del 22 novembre, negli spazi storici del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia (l’evento era il secondo della serie Spiritodue, progetto curato da Valentina Ciarallo). Miltos Manetas, artista di origine greca ma italiano d’adozione, ha stupito tutti con una mostra / performance di rara intensità. Il suo progetto Blackberry Paintings, che porta avanti dal 2010 – finora visibile solo online – ha trovato nella cornice antica e sacrale del complesso romano il setting ideale.
Una serie di schermi-tela di diverse dimensioni affastellati contro le pareti rimandavano immagini in bianco e nero di ricordi e ritratti, mentre, in fondo alla navata, c’era Manetas “pittore” all’opera, intento a ritrarre – con pennello tradizionale, tela immaginaria e Blackberry alla mano -, gli spettatori della mostra. Il gesto pittorico viene paradossalmente esaltato attraverso la sua smaterializzazione; la realtà, ripresa attraverso il mezzo tecnologico, è già presente nella sua interezza, ma nel momento in cui il pennello la accarezza, sembra quasi ricomporsi sotto i nostri occhi.
- Valentina Tanni
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Elena Giulia Rossi per Exibart



Miltos Manetas, protagonista ieri a Roma al Santo Spirito in Sassia con l'installazione-performance Blackberry Paintings, ha presentato in anteprima la sua ultima serie delle omonime Pitture invisibili. È accaduto in occasione del secondo appuntamento di "Spirito Due", progetto curato da Valentina Ciarallo e promosso da Giubilarte Eventi in collaborazione con Poste Italiane ed Enel, che invita artisti significativi a confrontarsi con lo storico complesso ex-ospedaliero ristrutturato nel Quattrocento.
Tra i primi a ritrarre gli oggetti del mondo informatico in olii su tela, come Italian Painting (2000), in collezione permanente del MAXXI, pioniere di molti generi di arte multimediale, Manetas è da sempre impegnato ad esplorare l'estetica della comunicazione e dei suoi strumenti.
Chi si aspettava di entrare in uno spazio iper-tecnologico, è rimasto sorpreso dalla poesia di uno studio d'artista, con la possibilità di diventarne i suoi modelli. La meravigliosa cornice quattrocentesca ha rivissuto in chiave moderna l'atmosfera della bottega rinascimentale.

Tele delle dimensioni più varie, da molto grandi a minute, sono appoggiate alle pareti, accarezzate dalla luce dei proiettori che le riempie con la 'materia' delle Pitture invisibili. Si tratta di video realizzati con il Blackberry, che ritraggono la mano dell'artista mentre disegna con il pennello i contorni di ciò che guarda: persone, cose, paesaggi, a volte catturati dal finestrino di una macchina o di un treno, tutto ciò che Manetas ha incontrato nel suo viaggiare di questi ultimi anni, in Italia, in Israele e nella foresta amazzonica.
La mano ripresa nell'atto di dipingere assume proporzioni molto grandi rispetto ai soggetti ritratti che diventano minuscoli e quasi fossero stati già dipinti, tele in miniatura nascoste nella natura e portate alla luce dall'occhio della macchina. L'abitudine di Manetas di entrare in simbiosi con il dispositivo elettronico ancora una volta lo spinge ad estrapolare quanto di più poetico esiste nelle funzioni più semplici. Ecco come la bassa risoluzione dei filmati, sulle tele di grandi dimensioni, diventa qualità pittorica; la distanza della video-camera dalla mano, dettata dalla posizione dell'artista che filma, crea il gioco di proporzioni surreali. Multimedialità e pittoricità diventano un tutt'uno per vivere un momento lirico. Arricchiscono questa magia le suggestioni sonore delle note scritte per l'occasione dal compositore GNAC. La sua sinergia con Manetas risale ai tempi di Neen, la corrente che l'artista ha fondato nel 2000 per indicare «una generazione ancora indefinita di artisti visivi».
Si fuoriesce dall'atmosfera di questo evento con un'idea più chiara di quanto la parte pittorica di Manetas giochi un ruolo fondamentale nella sua capacità visionaria di guardare oltre il dispositivo elettronico, dandogli una collocazione nel mondo. Questa volta l'immaginazione è stimolata a inseguire l'idea di un futuro analogico, la macchina ne è parte integrante, ma lascia ancora spazio alla poesia. Basta non rinunciare a quella sensibilità che appartiene esclusivamente all'uomo, e che il lavoro di Manetas fa delicatamente risorgere.
La nuova serie di Blackberry Paintings risultata dalla performance del Santo Spirito sarà visibile al MACRO Via Nizza, il 28 novembre 2012.

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Luigia Sorrentino per RaiTre News


Giulia Fontani per ZERO
Quando si parla di un evento legato a Miltos Manetas ci si aspetta sempre un po' di tutto. Chi lo conosce infatti, sa che le sue performance hanno sempre il sapore dell'imprevedibilità. In "Blackberry Paintings" infatti saranno proprio gli stessi dispositivi tecnologici a mostrare video di luoghi e volti dei viaggi dell'artista greco, "dipinti” come a voler rendere più tangibile e più palpabile il ricordo. Una “pittura” tecnologica dunque, una dualità fra antico e moderno. La stessa che caratterizza il progetto Spirito Due che lo ospita e che ha già visto artisti contemporanei come Tweedy, Jankowski, Prieto, dialogare a proprio modo con l’arte antica.

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Sara Schifano per Grazia

L'ARTE DOPO I VIDEOGIOCHI: LA PAROLA A MILTOS MANETAS
ARTE

Miltos Manetas è nato in Grecia ma si divide tra gli Stati Uniti e l'Italia, inoltre è un pioniere della 'Internet Art' attivo sin dagli anni Novanta. Dal 22 novembre è protagonista di «Blackberry Paintings», mostra personale presso lo spazio Spirito Due (Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia) di Roma. Abbiamo fatto una illuminante chiacchierata con Miltos sulle nuove opere e sul futuro dell'arte su internet.
Dalla fine degli anni Novanta il tuo interesse artistico si è concentrato sulle potenzialità del mondo virtuale. Come è successo? Perché hai scelto questo percorso?
Dal 1996, con la mia mostra «Selected Objects» presso il Consortium Centre d’Art Contemporain di Dijon, ho cominciato a dipingere i computer, le macchine fotografiche digitali, i videogiochi, le consolle dei videogiochi, tutte queste nuove macchine intelligenti che dispongono di una memoria e anche tutto quello che si trova intorno; i cavi e le periferiche, ad esempio. Anche le persone che giocano e lavorano con queste macchine. Il mio interesse è quello di un pittore che cerca di rappresentare il mondo come appare, di trovare l’aspetto metafisico che viene visualizzato soltanto quando si lavora a un quadro. Dipingendo questi nuovi soggetti parzialmente intelligenti, che io definisco “una nuova aristocrazia”, ho cominciato a sentire le loro voci, il loro subconscio, come una specie di meta-psicanalista. Ho sentito che avevano delle cose da dire circa il loro e il nostro futuro. Così ho iniziato a lavorare con i software, con internet, e poi dal 2000 mi sono veramente concentrato sulle potenzialità del mondo virtuale perché è lì che si trovano paesaggi ancora sconosciuti, inesplorati; è lì che si trovano situazioni che non sono ancora arte ma che lo possono diventare.
Puoi dirmi quali pensi siano le qualità dell’arte virtuale, rispetto a quella ‘tradizionale’, sia in termini estetici che concettuali?
Non vedo differenza. Arte è quello che rimane archiviato nella nostra memoria e se ne parla sempre in termini classici ossia di composizione, di combinazioni dei colori, di danza delle forme oppure del potere del silenzio e dell’assenza. In quel senso un sito web statico non è molto diverso da un quadro così come un’animazione web non è così lontana da un video. Ma c’è un aspetto dell’arte virtuale che ritengo interessante: può essere creata anche da intelligenze artificiali, non umane, oppure in collaborazione con un’intelligenza artificiale come il mio Self Portrait realizzato con Google o il mio stupidforum in collaborazione con la stessa rete internet.
Hai definito computer e apparecchiature digitali come ‘una nuova aristocrazia’. Puoi spiegarmi meglio cosa intendi con questa definizione?
L’aristocrazia è stata interessante durante il Rinascimento e anche in seguito: era un momento di grandi cambiamenti e si trattava di una classe sociale dinamica in grado di cambiare il mondo. Più tardi sono stati la borghesia, il capitalismo e infine la classe operaia a rivelarsi dinamiche, potenti. Oggi non le vedo più interessanti, non sono più dinamiche, si tratta di gruppi di uomini vittime del loro contesto. Invece le prime macchine intelligenti ossia computer, macchine fotografiche digitali, cellulari, l’intera rete internet, oggetti che dispongono di una memoria, sono delle micro intelligenze artificiali. Oggi sono loro a rappresentare una nuova classe, sono loro a decidere come cambiare la realtà. Proprio come l’aristocrazia rinascimentale che ha contribuito a regalarci le opere d’arte di quel periodo.
Puoi raccontarmi del tuo progetto per SPIRITO DUE, i «BlackBerry Paintings»?
Ho iniziato a realizzarli nel 2010 in seguito a un incidente sul Conero, nei pressi di Ancona. Sono rimasto paralizzato in ospedale per un mese; subito dopo ho deciso di ritornare in quello stesso luogo e ho affittato una casa. Un giorno mi sono svegliato e ho sentito di non voler più dipingere in maniera tradizionale. Nutrivo una certa avversione per i computer, per la cultura dello schermo e così ho deciso di agire direttamente sul mondo. Ho preso un pennello, mi sono messo davanti a un paesaggio e ho cominciato a dipingere, a tracciare i contorni del paesaggio nell’aria. Con la mano sinistra ho iniziato a filmare il gesto con il BlackBerry. Sono nati video in bianco e nero che possono essere fatti soltanto con il BlackBerry grazie ad alcune caratteristiche del suo software. I filmati hanno una patina che ricorda il cinema degli anni venti e trenta. È come se catturassi l’aura del posto e delle situazioni. Ho realizzato BlackBerry Paintings per due anni. Non avevo ancora un’idea di come esporli fino a quando ho visitato il Complesso Santo Spirito in Sassia di Roma, un luogo molto speciale dove il volume dello spazio mi è apparso come una scultura di uno studio d’artista ideale. Penso agli artisti del Rinascimento. Era questo il posto dove volevo esporre. Insieme alla mostra realizzerò anche una performance, un gesto in movimento filmato all’interno dello spazio e che lascerà dietro di sé nuove opere d’arte. Proietterò su tele bianche e colorate in modo da “vestirle” con pitture fantomatiche che ora appaiono, ora scompaiono. È come se dispiegassi dinanzi a me la memoria della mia vita degli ultimi due anni. La performance coinvolgerà direttamente i visitatori della mostra, che saranno gli attori di un nuovo ritratto fatto a Roma. La performance sarà ripresa e confluirà in seguito in un nuovo lavoro, «After BlackBerry Paintings», che sarà presentato al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma. La musica per il progetto SPIRITO DUE è stata scritta per l’occasione dal compositore che realizza tutte le musiche per le mie opere, Mark Tranmer, conosciuto come Gnac. La regia del documentario/opera sulla performance è affidata a Giuseppe Sansonna.
Qual è il futuro dell’arte virtuale e chi sono gli artisti da tenere d’occhio?
Non parlerei di arte virtuale, la definirei piuttosto internet art o art after videogames oppure, come io e i miei amici la chiamiamo, Neen, arte del Neen. È questo il futuro del nostro destino visivo, il mondo diventa sempre più virtuale e noi, come nuovi pittori impressionisti, ne facciamo un ritratto usando questa nuova veste. Gli artisti da tenere d’occhio sono quelli che si trovano sulla mia pagina web afterneen.com, insieme a quelli che faranno parte di una collezione virtuale ospitata al MACRO nell’ambito del mio progetto «electronicOrphanage» che curo con Elena Giulia Rossi.

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Luigia Sorrentino per RaiTre



Arte e poesia: Miltos Manetas

Sono due gli appuntamenti a Roma con l’artista greco Miltos Manetas, definito lo psicologo “post-contemporaneo”: il primo, il 22 novembre 2012 alle ore 19:00 al Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, (Borgo S. Spirito, 2) nel corso del quale Manetas eseguirà una performance per il progetto SPIRITO DUE, a cura di Valentina Ciarallo. Il secondo, mercoledì 28 novembre 2012 alle ore 19:00 al MACRO, dove Manetas presenterà il progetto speciale After BlackBerry Paintings. (In esposizione al MACRO di Via Nizza dal 29 novembre 2012 al 30 dicembre 2013).
Con BlackBerry Paintings, Manetas - artista che esplora la rappresentazione e l’estetica dei nuovi media - raggiunge a una nuova, rivoluzionaria, modalità figurativa: con un pennello simula di dipingere la realtà che lo circonda, filmando l’azione con un BlackBerry.
In particolare il progetto SPIRITO DUE, ha come obiettivo la promozione di artisti contemporanei dando loro la possibilità di realizzare interventi site-specific in un luogo d’eccezione, una monumentale corsia ospedaliera della seconda metà del Quattrocento. Caratteristica del progetto è la breve durata delle singole iniziative che assumendo un carattere per lo più performativo si concentrano nell’arco di poche ore, dando vita a one night show. Il progetto prodotto da Giubilarte Eventi è in collaborazione con Enel e Poste Italiane.
Al MACRO, presso lo spazio Area di Via Nizza, a partire dal 29 novembrte 2012 saranno invece proiettati per la prima volta i video realizzati con questa tecnica durante la performance-evento dell’artista del 22 novembre presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, a Roma.

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@ we-find-wildness.com
http://www.we-find-wildness.com/2012/12/miltos-manetas/




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