NNNNT (New Needs need New techniques)
Jackson Pollock fu un maestro del appropriazione. Nel 1944, insieme con Clement Greenberg, hanno visto il lavoro di Janet Sobel .
“Abbiamo apprezzato queste pitture, Pollock era rimasto impressionato” ha scritto poi Greenberg.
Sobel nelle sue pitture usava “Dripping”, la tecnica pittorica, inventata da Max Ernst nel 1943, che consiste nel far cadere, o gocciolare, i colori o le vernici dal tubo.
Janet Sobel, una vecchia signora Ucraina - aveva già 51 anni nel 1944, quando ha dipinto il suo emblematico “Music”- non solo gocciolava ma lo faceva “all over”: completamente coprendo la superficie del quadro. Questo, nessuno l’aveva ancora fatto, e l' ancora giovane Pollock si e’ sbrigato farlo anche lui con grandi risultati. Il suo vero lavoro pero, è partito solamente nel 1950 col “One: Number 31”: due metri e 69 cm di altezza, lunga cinque metri e mezzo! Perché fa Pollock I suoi quadri cosi grandi? La risposta è NNNNT: New Needs Need New Techniques, nuovi bisogni implicano nuove tecniche. I muri degli appartamenti dei ricci sono ora molto grandi e lo diventeranno ancora di più, lo stesso vale per I musei. Il povero “Music” di Janet Sobel, appena 43x60cm, verra presto dimenticato…
O magari no?
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NNNNT (New Needs need New techniques). (1)
Jackson Pollock fu un maestro del appropriazione. Nel 1944, insieme con Clement Greenberg, ha visto il lavoro di Janet Sobel (2) .
“Abbiamo apprezzato queste pitture, Pollock era rimasto impressionato” ha scritto poi Greenberg. (3).
Sobel nelle sue pitture usava “Dripping”, la tecnica pittorica, inventata da Max Ernst nel 1943, che consiste nel far cadere, o gocciolare, i colori o le vernici dal tubo. (4)
Janet Sobel, una vecchia signora Ucraina - aveva già 51 anni nel 1944, quando ha dipinto il suo emblematico “Music”- non solo gocciolava ma lo faceva “all over”: completamente coprendo la superficie del quadro. Questo, nessuno l’aveva ancora fatto, e l' ancora giovane Pollock si e’ sbrigato farlo anche lui con grandi risultati. Il suo vero lavoro pero, è partito solamente nel 1950 col “One: Number 31”: due metri e 69 cm di altezza, lunga cinque metri e mezzo! Perché fa Pollock I suoi quadri cosi grandi? La risposta è NNNNT: NEW Needs Need New Techniques, nuovi bisogni implicano nuove tecniche. I muri degli appartamenti dei ricci sono ora molto grandi e lo diventeranno ancora di più, lo stesso vale per I musei. Il povero “Music” di Janet Sobel, appena 43x60cm, verra presto dimenticato…
O magari no?
Sobel era quasi dimenticata pero oggi, grazie al Internet, tutti (o quasi tutti) sappiamo dei suoi quadri rari e preziosi. Pollock del altra parte, a partire dal 2000, ha cominciato essere insufficiente. Il muro d’oggi-sempre grazie al Internet - è niente meno che il muro del WWW, un muro infinito! In più, questo muro si trova da per tutto. Per fare oggi un opera d’arte veramente monumentale (come era una volta il “One: Number 31”), questa opera deve essere fruibile da tutti I punti del globo. Deve essere cioè un “opera Internet”! Mettere le fotografie delle opere di Jackson online, oggi non basta come non basta esporre le sue pitture nei musei, per portare avanti il lavoro del Dripping, si deve mettere Pollock stesso in rette.
Pero Pollock, un grande maestro del appropriazione come tutti I grandi maestri, non ha semplicemente ingigantito le opere dripping che altri-incluso lui stesso- hanno creato. Ha anche appropriato dei Indiani Navajo la idea di dipingere usando tutto il proprio corpo come pennello.
Attorno al anno 2000, la trasformazione del nostro mondo, credo era completa: il proprio corpo era già stato “concentrato” in un ditto , l’indice destro o sinistro che utilizziamo per cliccare il mouse del nostro computer, e si trovava ora da per tutto-grazie al internet. Per farlo ballare nella maniera Navajo/Pollock e tracciare un po di dripping in maniera convincente, ci ha voluto solamente la invenzione (e l’installazione) della più importante applicazione artistica che -secondo me- il mondo ha finora visto: Flash Animation by Adobe. Quasi tutto che si muoveva in maniera elegante in quei anni, era scritto in Adobe Flash.
Nel 2003, Michal Migurski, un giovane programmatore, che lavorava per Stamen (una compagna di design di San Francisco), ha fatto un esperimento che ha chiamato “Splatter” e l’ha pubblicato nel suo blog dove Rafael Rozendaal, un mio compagno nel movimento NEEN, l’ha trovato e me l’ha mandato. In quei giorni, tutti nel NEEN facevamo le nostre opere internet modificando .fla trovati online. Col .fla di Migurski che produceva un unico drip arancione, mi sono sentito che il Jackson Necessario era finalmente arrivato! Bastava solamente chiedere da Migurski di far che si poteva realizzare un drip multicolore completo e naturalmente posizionare il nuovo pittore in una pagina internet che ho registrato il giorno stesso che ho ricevuto l’esperimento di Migurski: JacksonPollock.org
Da gli, il rinnovato spirito di Pollock (o di Max Ernst, di Janet Sobel, di Andre Masson, di Mike Bidlo e magari anche de gli Navajos) aiuterebbe chiunque, ovunque si trova, a realizzare una perfetta pittura, l’opera più monumentale del nostro nuovo secolo! Altri programmatori e artisti poi-ho sognato- si sarebbero immediattamente appropriati del programma e l’avrebbero arrichito (magari con musica generata da ogni drip?) a tale punto che quel piccolo sputo si sarebbe trasformato in un opera infinitamente NEEN!
Non è mai successo. A partire di Michal Migurski, l’ambiente tech da Silicon Valley fino a Tokyo ha ammirato la “mia opera d’arte” (come il mondo del arte ha ammirato le pitture di Pollock), pero nessuno si e’ azzardato di prenderlo in mano e svilupparlo. Più avanti, Michal Migurski ha offerto a tutti il “Splatter” sotto una licenza Creative Commons e di nuovo, nessuno ha usato il suo algoritmo per creare qualcosa di più significativo e stimolante dal .swf che si trova al jacksonpollock.org.
Ancor peggio, Adobe Flash, dopo di una lunga e co-ordinata guerra da parte della industria informatica, è diventato obsoleto. Per vedere cioè oggi il contenuto di jacksonpollock.org (come anche del grande numero di altre websites d’arte Neen), uno dovrebbe scaricare il .swf e aprirlo al suo computer. La sensazione monumentale di “guardare, anzi scarabocchiare, il Grande Muro” si perde.
C’e anche da aggiungere, che dal 2015, attraverso l'utilizo dei Smart Phone e le loro APP, l’internet ha cominciato mischiarsi col nostro corpo. E’ sempre il nostro ditto che tocca lo schermo di un Smart Phone, pero il fatto che ora lo schermo lo teniamo nel palmo della nostra mano, cambia tutto. In un certo senso, non si può neanche più parlare di “muro” oggi, non siamo più in un interno, siamo finalmente usciti della caverna! Il Dripping del futuro, deve essere fatto sopra il Mondo, il Pollock d’oggi dovrebbe poter tracciare le sue linee e I suoi punti ovunque c’e Terra, o -per essere più precisi-ovunque si trova Terra Aumentata, terra libera e indomabile come la terra perduta del America del Nord dove una volta facevano I loro calcoli insuperabili I vecchi Navajos.
Miltos Manetas, 2018
NOTES
(1)
nuovi bisogni implicano nuove tecniche
http://theoria.art-zoo.com/interview-with-william-wright-jackson-pollock/
https://www.moma.org/documents/moma_catalogue_226_300198614.pdf
(2)
[Sobel’s] work was included in a group show at Peggy Guggenheim’s gallery, Art of This Century, in 1944, where it was seen and admired by both Pollock and Clement Greenberg,
ROBERTA SMITH https://www.nytimes.com/2002/02/15/arts/art-in-review-janet-sobel.html
(3)
“Pollock (and I myself ) admired these pictures rather furtively…
The effect and it was the first really ‘all-over’ one that I had seen, since Tobey’s show came months later, was strangely pleasing.
Later on, Pollock admitted that these pictures had made an impression on him.”
Art and Culture: Critical Essays Di Clement Greenberg
(4)
http://www.treccani.it/enciclopedia/dripping/