biografia

Le mie Pitture Internet

Nel estate del 2002

ho caricato la mia compagna giapponese Mai Ueda nella nostra Ford decappottabile e insieme con I nostri computer e videogiochi abbiamo lasciato alle spalle Los Angeles. Eravamo tornati a NY, la città-miniera, dove oggi noi artisti, facciamo carriera e denaro. Ero corto di denaro appunto, per questo lasciavo Los Angeles, però anche questa volta non sarei riuscito di prendere sul serio la minaccia della povertà. A New York- da don Chisciotte- mi sono messo a fare un opera che non terminerò mai, le PITTURE INTERNETLeggi testo completo

Manetas ha cominciato a dipingere frammenti di pagine web nel 1999 ma è solamente nell’estate del 2002 che ha iniziato a fare sistematicamente quadri che ha poi intitolato “Internet Paintings”

Miltos Manetas: Torniamo a NY-dico a la mia compagna giapponese Mai Ueda- sono rimasti troppi pochi soldi in banca, ho speso più di 200.000 dollari in questa città e sono due anni che non vendo un quadro”. Spaventati per il denaro che sta per finire, carichiamo I nostri computer e videogiochi in una Ford decappottabile e lasciamo Los Angeles alle nostre spalle.

Due anni prima, nel Maggio del 2000, Manetas aveva presentato NEEN nella galleria di Larry Gagosian a New York. Aveva commissionato a una compagnia californiana che crea termini per l’ industria informatica di trovare il nome per un nuovo progetto. Questa azienda è la migliore nel trovare nomi per prodotti, tra gli altri hanno inventato: BlackBerry, Pentium, PowerBook . Manetas cercava il nome per un movimento di rottura nell’arte di questo nuovo Secolo e loro, o meglio, un loro software l’ha trovato: NEEN, quattro lettere, un palindromo che nasconde una sequenza di “5” (N=la quattordicesima lettera dell'alfabeto inglese 1+4=5, E=5. NEEN=5555). Coincideva anche con la parola antica greca Nῦν che nel Greco contemporaneo suona¨n-i-n¨. Come anche il latino ”Nunc”, Nῦν vuol dire "ORA, IN QUESTO PRECISO ISTANTE, non un attimo dopo”.

Mai Ueda, Hotel Cosmopolitan, venti minuti prima della la sua performance “Cerimonia del Tè Vestiti come Panda” , Las Vegas, Apr 6, 2012
Neen sono Io -il mio nome è Mai Ueda. Ho conosciuto Manetas e di immediato l'ho seguito a Los Angeles anche perché la scuola di Moda a New York non mi ha accettato. Non m'importava. Manetas mi ha detto che posso essere un artista ed è questo che ho sempre voluto essere, cioè non esattamente, non volevo essere un artista tipo Manetas per esempio, per niente. Volevo magari essere l'icona di qualcosa che non aveva un nome finora, un po' moda un po' arte un po' niente, Manetas dice que proprio questo, il nome cioè di esattamente quello che volevo essere, lo andavano a creare la gente della compagnia. Come faceva a saperlo questo lui che neanche mi conosceva? Come hanno fatto a scoprirlo loro? Neanche Io sapevo che volevo essere, anzi che ero già.. Io in inglese, sono sempre stato un palindromo, I AM MAI, sono Mai.

MM: Neen era il nome perfetto anche se gli esperti di Lexicon – la compagnia Californiana che l'hanno creato– non erano contenti. L’abbiamo inserito nella lista per scherzo –dicevano– non è stato neppure coniato dai nostri uomini, l'ha sputato fuori un programma –un algoritmo piuttosto semplice– una volta caricata la parola Screen” (schermo) che tu non facevi altro che pronunciare..” Non era vero. Gli avevo parlato anche di Lucio Fontana, un artista Italiano dell’America del Sud che le moltitudini del Nord continuano a ignorare. ”Voglio che il movimento che questo nome é destinato a rappresentare, sia capace di tagliare gli schermi dei computer come l'arte di Fontana ha ferito la superficie della Pittura: un taglio poetico e permanente.” Il loro algoritmo lo aveva capito e aveva prodotto NEEN, mentre loro inventavano e proponevano termini secondo loro più adeguati. Il loro favorito – e favorito di tutti gli artisti ”New Media” del momento– era TELIC, un termine che esprime ”un’azione tendente verso un obiettivo.” Se per esempio dico "Sto andando a New York" questa sarebbe una frase Telic -perchè si dichiara dove sto andando. Se invece dico "sto viaggiando", Telic non lo è. Credo che viaggiare senza sapere dove arrivi è la belleza del internet. Nell'arte non si può più fare, uno viaggia credendo che sa dove va a finire, se non facciamo qualcosa che potrebbe cambiare tutto, il viaggio di noi artisti è telic.

Rafael Rozendaal, Rhizome, New Museum, Parlando con Lauren Studebaker a proposito del NEEN, New York, Junio 29, 2017
Stavo in California e Miltos ha notato il mio lavoro nella rette e ha detto: Oh, sei molto NEEN. Io non sapevo che cosa voleva dire con questo. Però ho visto il suo lavoro ed ero incuriosito, sono rimasto affascinato dall'idea di utilizzare I computer come soggetto per la Pittura. Ho sempre amato I computer però non è che gli incontri in gallerie.. Era un mondo diverso e mi piaceva il fatto che mondi diversi si incontrano e il fatto che potevamo ancora dipingere Natura Morta (Still Life) come quelle del diciassettesimo secolo. Mi piaceva la domanda “che cosa vuol dire un'immagine ferma (still) oggi?” Erano idee molto incisive e importanti per me queste...

"Voglio essere un artista, è questo che voglio" pensavano in unisono due giovani. Nessuno dei due faceva arte finche hanno incontrato NEEN. Uno era Olandese, si chiamava Rafael-il nome di un Arcangelo. L’altro era Greco e il suo nome era semplicemente Angelo. Rafael poteva anche cominciare a far arte, il suo papà era un buon pittore astratto che però non era famoso. Cosi Rafael Rozendaal stava esitando.. Non sapeva di dove cominciare aver successo. Nel frattempo si era messo a studiare design e di autosostenersi grazie al web-design. Lo stesso faceva Angelo Plessas che era stato importato a New York da Andreas Angelidakis, architetto con un cognome che lo dichiarava amico dei Angeli. “Le macchine hanno cominciato a sviluppare una propria vita nel 1967 e ora sono in uno stato angelico”, disse Bob Dobbs, un amico di McLuhan. “Pubblicità è comunicazione tra macchine, dunque: “pubblicità è comunicazione tra angeli”.

Andreas Angelidakis, Rhizome, New Museum, Parlando con Lauren Studebaker a proposito del NEEN, New York, Junio 29, 2017
Ero molto vicino a Miltos e insieme avevamo appena fatto una citta virtuale nella Rete e cosi sapevo cosa stava preparando. Miltos aveva mostrato il mio lavoro durante la prima presentazione del NEEN come un esempio di quel che pensava e in quel senso ero-diciamo- parte di tutto questo dal inizio, non avevo bisogno di nessuna introduzione, la questione era invece come venire con cose nuove. Facevamo qualcosa.. O Angelo Plessas stava facendo qualcosa..Decidevamo poi che questo è Neen, quell'altro non lo è. Stavamo utilizando anche un altro termine, uno che LEXICON, la compagnia dove Miltos aveva commissionato il nome ha fornito. Questo nome era TELIC.

MM: La compagnia LEXICON e anche Yvonne Force-la mia produttrice- stavano insistendo con TELIC… Il nome che vogliamo è “NEEN” -ho scritto a Lexicon- però TELIC e anche utile, è esattamente il termine che serve per cominciare a capire NEEN. Il nostro Mondo è Telic, i nostri computer sono Telic, l’arte contemporanea è Telic, NOI siamo Telic ed è nauseante, per questo abbiamo bisogno di qualcos’altro, qualcosa che nel deserto degli schermi dei nostri computer ”si muove” in una maniera evocativa. Abbiamo bisogno di NEEN!

Nel 2000 Miltos Manetas ha aperto ElectronicOrphanage e ha assunto come impiegati, un gruppo di giovani artisti di Los Angeles. Gli pagava per fare niente, però loro per cominciare con questo lavoro dovevano rinunciare delle le loro opere d'arte. Spesso era richiesto che le distrussero. Dopo di che, non dovevano fare niente di preciso.. Dovevano semplicemente guardare l’internet e giocare videogiochi e anche provare tutto che si poteva fare col computer. Se si mettevano a far arte di nuovo, avrebbero perso il loro lavoro, se invece incontravano nella Rete cose NEEN-che per almeno un anno nessuno sapeva che cosa era- o se magari riuscivano a fare NEEN loro stessi, questi giovani venivano celebrati e dichiarati come Neenstars erano poi assistiti a cominciare una carriera propria nell'ambito dell'Arte Contemporanea. Comunque, venivano avvisati da Manetas che loro non erano artisti come le centinaia di giovani uomini e donne che popolavano questa industria, ma che erano qualcos'altro, qualcosa che né lui né nessuno, neanche loro stessi Neenstars potevano afferrare ed era bene così! Il loro potere-secondo Manetas- stava proprio nella natura molto particolare delle loro opere d'arte. Non erano opere fatte per lo “spazio reale”, erano creazioni di computer, siti internet, spazi ubic che esistevano dove hai internet o - ancora meglio- dove uno riesce a connettersi a loro, "arrivarci"... Meglio che non si preoccupano allora di fare pittura, scultura, installazioni, o pensare dei concetti e fare attorno a questi arte concettuale. Comunque, niente di tutto queste cose sembrava interessare veramente I Neenstars, in quei giorni erano tutti innamorati con I loro laptops e col internet.

MM: È gia 2002 e l'universo continua essere TELIC... Finiscono anche I soldi..perfino Io mi devo mettermi a lavorare un poco. Nell’arte contemporanea, ”lavoro” significa incontrare determinate persone e parlare con loro faccia-a-faccia, così lascio Los Angeles che in quei anni stava nelle palle a tutti nel mondo commerciale del arte e ritorno a New York. La prendo in affitto due studi-per far sul serio a NY, hai bisogno almeno di due studi- uno a Harlem e uno a Brooklyn. Quello di Harlem è enorme. Dal magazzino faccio portare le mie pitture e le appendo alle pareti perimetrali dello studio. Collegato poi una PlayStation, un Nintendo 64 e un SEGA Dreamcaster su delle TV, sono pronto a ricevere curatori e galleristi. L'arte post-Internet non interessa ancora a nessuno, ma l’arte fatta attorno a dei videogiochi, risulta più comprensibile dato che ora tutti i media parlavano di videogiochi. Nello studio di Brooklyn, ho installato due grandi tele. Su una delle due dipingo uno sfondo chiaro, sull’altra, non so perché, uno sfondo scuro. Ogni giorno incontro gente nel studio di Harlem e la sera in 26 minuti, l’FDR Drive mi porta nello studio di Brooklyn. Lì non sto facendo niente.. guardo solo le due tele vuote e penso all’internet.. Ho sempre preferito guardare l’Internet piuttosto che usarlo e un modo interessante per guardarlo è farlo senza computer. Metti semplicemente una grande tela di fronte a te e proietti con la tua fantasia ”l'internet”..

-C'è poi Valéry Grancher, un artista francese. Manetas lo conosce da parecchi anni. L'ha incontrato in San Francisco per prima volta e ha continuato incontrarlo, ora a Parigi, ora a Los Angeles.. E’ un tipo molto diverso degli altri, non è né artista né NEENSTAR. Le cose che fa sono noiose però uno sente che qualcosa d'improvviso potrebbe arrivare da lui. Grancher-come l'internet- è l'uomo di mille e nessuna forma. Ha bisogno dell'arte per esistere, però non è una questione di denaro, ha sempre pagato lui stesso le spese dell sua la vita lavorando come impiegato di una compagnia di informatica. Non avendo nessun interesse per la pittura, Grancher portava avanti una specie di Net Art che chiamava NoMemory, finché un giorno, nel suo grazioso appartamento di Saint Germain, si era messo a dipingere la pagina di Google.com. Manetas- che stava a Parigi di passaggio- ha visto questa pittura. Di ritorno a New York si è messo a fare le sue "Pitture Internet". Ha anche elogiato cosi fortemente la pittura di Valéry, che Grancher a partire da quel giorno si è trasformato a un vero pittore di internets.

MM: Sto felicemente lavorando nel mio studio di Harlem, finché un giorno qualcuno mi regala un mini-proiettore. Per provarlo, mi metto a proiettare siti internet sulle tele vuote di Brooklyn. Guardo i siti proiettati sulle tele e mi ricordo della pittura col Google.com che Valéry ha dipinto e addirittura coloccato sopra un cavalletto nel suo appartamento di Parigi. Subito mi viene voglia di dipingere siti internet, molti di loro, uno sopra l'altro. ”Dipingere il mondo della rete è una cosa folle”" ha scritto o detto William Burroughs nel 1996, l’anno in cui cominciavo a dipingere cavi e videogiochi. ”Sì.. completamente matta..” penso, mentre dipingo sulla grande tela con lo sfondo chiaro un sito e poi un altro.. Il Direttore del Whitney Museum (Larry? David?), viene a visitare. “Ma perchè dipingerli e non semplicemente stamparli in qualche modo?" dice annoiato. "Usando la serigrafia per esempio, come avrebbe fatto Warhol o una stampante ad Olio style Jeff Koons. Così dipinti, i siti Internet, non sono molto contemporanei..” Infatti, non lo devono essere-penso.

-La Pittura -quella antica dei tre R (Rembrandt, Rubens, Raffaello) e dei due T (Tiziano/Tintoretto), ha sempre affascinato Miltos Manetas. Non solo lo ha affascinato: lo faceva addirittura soffrire.. Manetas ha scoperto la Pittura nel Monaco di Baviera. Era un giorno di pioggia e per trovar riparo, era entrato nel Alte Pinakothek. Studente di professori che parlavano di concetti e progetti, Manetas era a Monaco per vedere e rivedere al Haus der Kunst, "La Fine del Ventunesimo Secolo" di Joseph Beuys. Da quel giorno invece, per bene o male, la sua immaginazione avrebbe cominciato di essere stimolata- più que di qualsiasi invenzione dei contemporanei- da quei tessuti decorati con figure e situazioni che avevano lasciato sulle pareti dei palazzi e delle chiese, gente che si consideravano se stessi “maestri”: artigiani piuttosto che artisti. Le loro opere, commissionate dei potenti per illustrare la propaganda delle diverse organizzazioni Cristiane, per ritrarre la vanità, o per documentare semplicemente la loro vita (la vita dei potenti), risultavano -nel primo sguardo-piuttosto noiose e pedanti. Ma una volta guardate meglio, si scoprivano tante, ma tante cose!
Quelle cose comunque, non aiutano per niente un giovane artista come Manetas. Per cominciare, erano tutte immagini trasferite nelle tele con l'uso di pennelli e a lui girava la testa solamente con l'idea di cominciare a fare qualcosa del genere. E perché poi? Era chiaro che tutte queste opere sono "forti" grazie al loro realismo: ogni uno di questi pittori eccellenti, sembrava di aver scoperto qualcosa di "nuovo"! Tale entusiasmo, tale sorpresa, ha generato- e in una maniera inspiegabile genera ancora- l'empatia necessaria per sentire uno che sta davanti a un capolavoro. Nel caso di Raffaello, il "nuovo" sarebbe la importanza della presenza dei uomini (può sembrare esagerato però l’Europa, prima dell'epoca di Raffaello, incantata dal idea del spirituale e della sofferenza indispensabile per raggiungerlo, aveva smesso di guardare agli uomini la loro umanita). Nel caso di Rubens, nuovo era invece “quel che fa la gente tra di loro” : le molte cose che nessuno prima del suo tempo voleva guardare in faccia e ancora meno dipingere. Per Rembrandt, il nuovo era semplicemente la luce. Attraverso gli effetti speciali della natura riservati a noi uomini il nostro occhio, Rembrandt riusciva a guardare -sotto la SUA luce- quei Uomini di Raffaello e allo stesso tempo rappresentare il “Quel-Che-Fanno” di Rubens!
Si capisce allora la stamina per mettersi a dipingere di questi maestri, c'era molto “nuovo”, ti veniva voglia. Per non parlare di tutti quei che dipingevano usando le Nuove Tecnologie: Jan van Eyck, Caravaggio, Vermeer, Lorenzo Lotto..
Nel tempo che Manetas guardava frustrato le loro opere invece, tutto attorno era vecchio. Un signore che Manetas aveva imparato il suo nome solamente perche era amico di Joseph Beuys, si era messo addirittura a dipingere un rotolo di carta igienica, un'opera molto mediocre se uno la guarda vicino a un Morandi. Altri all'epoca dipingevano di tutto e di più, Italiani che cercavano nella pittura la Nuova Yoga, giovani negri esauriti di New York che si autoritravanno come ancora piu negri e esauriti, Tedeschi -ex studenti di Beuys- che credevano che se fai il Van Gogh molto più grande e con molto più impasto, la gente prima o poi cambierà Vincent per Anselm. Manetas voleva tanto dipingere però doveva aspettare altri 10 anni, finché I primi PowerBook fatti da Apple sono arrivati e Manetas ha avuto uno. Chiuso il PowerBook era un Rothko, aperto un Antonello da Messina. Visto dal indietro, un Tiziano. Manetas ha preso finalmente a dipingere e al inizio-fino quel PowerBook girato è diventato Tiziano, tutto andava bene. Poi, quando si e' messo a proiettare e dipingere figure umane in compagnia della nuova aristocrazia dei computer, certi curatori che lo avevano finora sostenuto, hanno presso odiarlo. Specialmente uno che prima di diventare curatore aveva provato essere pittore per poi spaventato dalla sua propria psique, smettere. Il tipo portava avanti con successo già da un pezzo l'arte di altri- specialmente il lavoro di gente che non gli ricordava l'amara esperienza della pittura- e quando gli hanno dato la Biennale di Venezia e non lo ha invitato, Manetas ha sfruttato l’occasione per mettere giù le 10 regole del suo Dogma della Pittura.
Si trovano tutte al http://francescobonami.com

MM: Comincio ad andare allo studio di Brooklyn sempre più spesso.. Sto là fino a tarda notte. “Addio denaro– sto pensando – non voglio più andare a Harlem, troppo lavoro.. meglio passare tutto il giorno qui ad aspettare che si asciughi quel che ho appena dipinto e vedere cosa posso dipingerci sopra. Vengono a trovarmi diversi amici, più di tutti, viene un giovane artista Olandese ”NEEN”. Un giorno mi dice che ha avuto un'avventura con Mai Ueda- la mia Ex. Cominciai a considerare Mai Ueda ”ex” con il mio ritorno a NY, quando come tutti in questa città, ho iniziato una psicoterapia junghiana condotta da una signora specializzata con artisti e galleristi. La prima cosa scoperta dal mio ego più profondo, era il fatto che-per diverse ragioni- la mia compagnia non era più ”la mia ragazza”.
L´amico Neenstar, entusiasta, non fa altro che raccontare nel dettaglio i meriti della mia ex-compagna, mentre io sto dipingendo i loro rispettivi siti internet. Li sto dipingendo nella grande tela con lo sfondo bianco, dove ho deciso che -attraverso il loro riflesso nel web-dipingerò tutte le cose che mi fanno felice. Le animazioni che fanno sia lei che lui, mi fanno sicuramente felice. Non è ”Arte”" e neanche design. Non si capisce cosa è: a differenza di milioni di cose visivi che oggi si muovono da per tutto, o anche stanno ferme senza però lasciare una traccia nei nostri cervelli. Invece, le cose prodotte da loro e dalle altre 5-6 persone coinvolte in NEEN non vogliono andar via. Anzi, più le guardi, più crescono in te.. Sedici anni più avanti, mentre scriverò questi ricordi, non avrò ancora totalmente capito il perché e sarà questa forse la ragione per cui le continuerò a proiettare e dipingere e anche guardare, queste eternamente premature e profetiche opere NEEN!
Comunque, in poco tempo, i racconti dell’olandese cominciano a darmi ai I nervi. Gli ho chiesto di andarsene e lui lo fece.. Sono rimasto solo e dall’ altra parte del muro, la pittura dallo sfondo scuro e vuota di contenuto mi guarda, giro il mio proiettore su di lei e cominciò a dipingere le pagine di Rafael e Mai anche lì sopra.. ”Questa sarà la superficie delle cose oscure – decido. Eventi, persone, concetti, tutto ciò che che mi disturba verrà dipinto qui..” In quel momento ho immaginato, che questa seconda tela – che avevo intitolato “OFF” e che da ora in avanti sarebbe anche chiamata “DARK”" – rimarrebbe piuttosto vuota. Dopotutto, Internet sarebbe un posto di angeli, non era vero?
Se ho avuto qualche disappunto personale con quei due Neenstars era solo vita, non schermo, nei Network tutto va bene.. In poco tempo siamo riusciti a creare il più romantico, il più flessibile, il più felice e facile Modus Operandi che l'Arte abbia mai conosciuto! Ci sarà così tanto da dipingere nel “ON/Bright”, il quadro con lo sfondo bianco ..
Ancora non sapevo che avrei passato i successivi 4 anni, a dipingere nell’”OFF/Dark” anche i siti di tutti gli altri Neenstars.. Uno dopo l'altro, I miei amici hanno abbandonato il loro spirito NEEN e come che a nessuno di loro interessasse la pittura si sono tutti convertiti in artisti d’Arte Contemporanea.
Quattro anni più tardi, mentre stavo preparando SUPERNEEN- una mostra che sapevo essere la tomba del NEEN, stavo anche continuando quelle prime due Pitture Internet. La cosa peggiore era che non incontravo più abbastanza materiale per continuare la pittura ’”ON/Bright”. Per un momento, tutto mi sembrava terminato, la sperimentazione in Flash era abbandonata, tutto si convertiva in video, l’internet sembrava aspirare ad essere niente di più che un nuovo Tubo (Tube). Nel 2009 però, dinamismo, ottimismo e una certa visione della rete ritornano, grazie al sito pirata ThePirateBay.Org. Avrei voluto dipingere la nave Pirata che c’e nel logo di ThePirateBay ma non è più possibile perché “ON/Bright” e anche “OFF/Dark” sono state acquisite da Charles Saatchi che non credo mi va a dare il permesso di dipingerci sopra.
continua...